Carenza di ferro nei bambini: come evitarla
L'importanza del ferro dai 6 mesi di vita ai 3 anni.
I bambini sono un gruppo particolarmente a rischio poiché necessitano di elevate quantità di ferro per far fronte alla loro rapida crescita: è stato stimato che, a livello globale, circa il 25% dei bambini in età prescolare presenti anemia da carenza di ferro.
Carenza di ferro: il periodo più critico
La carenza di vitamine e minerali interessa più di due milioni di persone nel mondo. I lattanti ed i bambini sono i gruppi più vulnerabili a causa dell’elevata quantità di vitamine e minerali di cui necessitano per la crescita rispetto al quantitativo di alimenti che effettivamente assumono. Il deficit di più vitamine e minerali, soprattutto se si verifica durante il periodo critico che va dal concepimento ai due anni di vita, può essere associato a conseguenze fisiche e cognitive che permangono anche negli anni successivi. In particolar modo, la carenza di ferro, che colpisce circa metà della popolazione globale, è il deficit nutrizionale più comune, ma fortunatamente, è anche quello maggiormente prevenibile.
Perchè è importante il ferro nei più piccoli
La vera e propria anemia da carenza di ferro, ma anche lo stato che la precede sono stati associati a numerosi effetti negativi per la salute del bambino. Il ferro ha un ruolo di primo piano nel corretto funzionamento del sistema immunitario, oltre ad essere cruciale per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti. Il ferro inoltre contribuisce al normale sviluppo cognitivo del bambino, a tal proposito, è stato dimostrato che i bambini con ridotte scorte di ferro hanno una riduzione delle performance cognitive in età scolare. A ciò si aggiunge il fatto che il ferro ha importanti effetti sul sistema immunitario: livelli sub-ottimali di ferro si associano ad ad una riduzione dell’attività delle cellule del sistema immunitario deputate alla resistenza alle infezioni (macrofagi, linfociti T). Nel bambino, quindi, una eventuale carenza di ferro deve essere seriamente presa in considerazione e, anzi, possibilmente prevenuta.
Come dare il ferro ai bambini: consigli
In base ad un documento emesso dalla Società Europea di Gastroenterologia, Nutrizione ed Epatologia Pediatrica, i lattanti sani, nati a termine e di peso adeguato, se sono allattati al seno in modo esclusivo per i primi 6 mesi di vita, non richiedono una supplementazione con preparati a base di ferro. Nel caso di utilizzo di un latte formulato, i prodotti in commercio in genere, sono già arricchiti con ferro. Anche il divezzamento è un periodo molto delicato: l’Organizzazione Mondiale della Salute già nel 1998, sottolineava che nel periodo tra i 6 e gli 11 mesi di vita, è molto difficile assicurare un’introduzione di ferro in quantità adeguate, a meno che il bambino non assuma alimenti fortificati.
Anche questo dato evidenzia l’utilità o, meglio, la necessità di un’alimentazione dedicata al bambino, con alimenti a “misura di bambino” appositamente fortificati. Sempre con l’obiettivo di ridurre il rischio di deficit di ferro, è consigliato ritardare l’assunzione del latte vaccino almeno dopo i primi anni di vita. Uno dei principali aspetti negativi dell’introduzione precoce del latte vaccino è la sua associazione con diminuiti depositi di ferro e con un aumento del rischio di carenza di ferro. L’assunzione di latte vaccino nei più piccoli infatti, può ridurre l’assorbimento del ferro, anche a causa del basso contenuto di lattoferrina e vitamina C, importanti per un adeguato assorbimento di questo minerale.
Alimentazione dei più piccoli: consigli pratici
Il ferro è contenuto sia in alimenti di origine animale come carne e pesce, sia in alimenti di origine vegetale come per esempio le verdure, tra cui indivia, radicchio, spinaci, oppure legumi come lenticchie. Il ferro presente nei cibi animali viene detto ferro-eme e ha una biodisponibilità maggiore rispetto alla forma di ferro, definita non-eme, di origine vegetale. L’assorbimento del ferro, inoltre, è favorito dalla vitamina C, mentre è inibito dalle seguenti sostanze:
- i fitati, contenuti nella soia
- gli ossalati,presenti in spinaci e bietole
- l’acido tannico,apportati ad esempio dal tè
Per quanto riguarda specificatamente i lattanti, in mancanza del latte materno, su consiglio del pediatra, è necessario utilizzare latti formulati specificatamente per i primi 12 mesi di vita. Dopo il 1° anno, può essere opportuno utilizzare latti studiati per bambini da 12-24/36 mesi, rimandando invece l’introduzione del latte vaccino. Questi latti, detti latti di crescita, sono pensati appositamente per i le esigenze nutrizionali del bambino e contribuiscono a soddisfare i fabbisogni di ferro, inoltre apportano vitamina D ed acidi grassi polinsaturi (omega 3 e 6).
Oltre ai latti formulati, anche alcuni cereali per l’infanzia (crema di riso, semolino, etc) sono arricchiti con ferro: il consumo giornaliero di questi alimenti potrebbe aiutare a raggiungere livelli di assunzione di ferro adeguati nei più piccoli.
Dott.ssa Elvira Verduci
Pediatra e Nutrizionista
Ricercatore Universitario
Clinica Pediatrica Ospedale San Paolo
Università di Milano
Bibliografia
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